Origini

Origini

Origini

Le origini dell'ospedale S. Maria degli Angeli risalgono al XIII secolo, sotto la dominazione asburgica (1278-1508).
Alcuni documenti testimoniano dell'esistenza, già nel 1260, di un "Ricovero mutato poscia in Ospitale" per i pellegrini in viaggio per Roma o per la Terra Santa.
La trasformazione dell'antico ricovero sarebbe, infatti, avvenuta inttorno al 1300 ad opera della Confraternita dei Battuti divenuta proprietaria della Chiesa di S. Maria dei Battuti posta di fronte alla Chiesa di S. Maria degli Angeli o del Cristo.
Sono di quel periodo testamenti, atti di donazione ed altri documenti, fra i quali una Bolla pontificia datata 1319 - Avignone (allora sede della corte papale), nella quale si fa espresso riferimento all'Ospedale della Beata Maria Vergine di Pordenone come luogo destinato ad "accogliere malati e viandanti".
L'Ospizio-Ospedale era costituito da un grande stanzone in cui uomini e donne giacevano promiscuamente su paglia e pagliericci gettati a terra. I mezzi per il proprio sostentamento venivano dalle donazioni e dai lasciti delle famiglie più ricche, dalla tassa versata dai soci della Confraternita, oltre che dalle elemosine. Solo alla fine del 1300, grazie ad una generosa donazione del Conte Francesco Richieri di Pordenone, poté disporre di una camera con letti e di una rendita annua sufficiente a garantirne l'esistenza.
Verso la metà del XV secolo la Confraternita dei Battuti venne estromessa dalla gestione dell'Ospedale che passò al Consiglio cittadino.
Alla fine del 1400 nel Comune di Pordenone comparve il primo medico condotto, che fungeva anche da (unico) medico dell'Ospedale. Prima di allora la cura degli ammalati era affidata ad empirici praticanti la medicina.

La Repubblica Veneta

Con il passaggio di Pordenone alla Repubblica Veneta (1508-1797) il Consiglio Comunale assunse il pieno controllo dell’Ospedale tramite il versamento di un contributo per il mantenimento e la cura degli ammalati poveri.
Agli inizi del ‘500 l’Ospedale doveva avere circa 10-15 posti letto, poi raddoppiati nel corso del secolo a seguito dell’ampliamento dell’edificio. I ricoveri erano ancora promiscui, ma i degenti avevano ciascuno un proprio letto con federe, cuscini e lenzuola, fino a che, verso la metà del ‘700, il Consiglio Comunale decise di “allestire una nuova stanza per alloggio delle povere donne e pellegrine” distinta da quella degli uomini “a scanso de moltissimi inconvenienti che …con scandalo notabilissimo succedevano nell’Ospitale”.
La Chiesa del Cristo, consacrata il 26 maggio 1558 alla Beata Vergine Maria degli Angeli, da cui prese il nome l’Ospedale, venne concessa alle monache di S. Agostino nel 1658. Nel 1771 venne restituita all’Ospedale per il trasferimento delle monache “nel convento degli osservanti di S. Domenico”. Il fabbricato lasciato libero dalle suore diverrà la nuova sede dell’Ospedale alla metà del XIX secolo.
Agli inizi del ‘600 il medico condotto venne affiancato da un cerusico e, successivamente, da un aiuto chirurgo. Il secondo medico condotto arrivò solo alla fine del ‘700.

Il ritorno alla casa d'Austria

Dal 1797 al 1805 e dal 1815 al 1866 Pordenone e tutto il Friuli passarono nuovamente alla Casa d'Austria.
Nel 1821 furono emanate le "Istruzioni e norme provvisorie per la nuova sistemazione degli istituti di beneficenza", sulla base delle quali gli stabilimenti beneficenza, già amministrati dalle Congregazioni di Carità, furono separati e distintamente amministrati da un Direttore (un medico, nel caso dell'Ospedale) e da un Amministratore.
Nel 1846 l'Ospedale venne trasferito nei locali del Monte di Pietà (oggi sede della Biblioteca civica) per far fronte alle aumentate necessità di ricovero.
Il 6 luglio 1858 l'Ospedale fu trasferito dal Monte di Pietà nell'edificio lasciato libero dalle suore di S. Agostino ed oggi sede degli uffici della Regione.
Negli stessi anni a Pordenone furono inaugurate la ferrovia (1855) ed il telegrafo (1860).

Il Regno d'Italia

L'Unità d'Italia coincise con un'epidemia di colera, a causa della quale furono riaperti i lazzaretti costruiti trent'anni prima per fronteggiare il morbo asiatico.
L'Ospedale era a quel tempo dotato di 60 posti letto e veniva utilizzato anche come ospedale militare sussidiario. Nel 1868 i ricoverati erano 139 con 7.958 giornate di degenza e con una durata media di degenza di 57,25 giorni per ricoverato; 51 malati poveri erano assistiti dall'Ospedale a domicilio con una spesa pari a quella di nove degenti assistiti in Ospedale per un anno intero.
Il 6 maggio 1878 il Consiglio Comunale deliberò la modifica del regolamento adottato dall'Amministrazione dell'Ospedale civico, stabilendo che la gestione degli Istituti Pii fosse affidata ad un unico Consiglio di Amministrazione nominato dal Consiglio comunale.
Nel novembre del 1881 il Conte dott. Basilio Frattina, Primario Chirurgo dell'Ospedale, asportò il rene sinistro ad una donna di 27 anni di Roraigrande che poi guarì. Fino a quel momento gli interventi di quel tipo erano stati 39 in tutto il mondo; quello di Pordenone fu il 3° in Italia, ma il primo completamente riuscito.
Tra il 1882 ed il 1896 vennero approvati i nuovi statuti delle opere pie, nell'ambito delle quali era compreso anche l'Ospedale Civile "S. Maria degli Angeli" di Pordenone. Nel 1891 l'ospedale venne trasformato in Istituzione pubblica di beneficenza.
Le strutture sanitarie presenti all'interno dell'ospedale non erano distinte per disciplina ed alle cure provvedeva l'unico medico che fungeva da direttore sanitario, internista e chirurgo e dal quale dipendevano 5 Suore di carità, un Capo infermiere ed altri inservienti.
Risale al 1913 la creazione di due distinti reparti, uno medico ed uno chirurgico, mentre il laboratorio non aveva ancora una sua precisa identità essendo l'attività svolta nell'ambito del reparto medico.
L'anno prima erano stati acquistati i terreni "delle casermette" per la costruzione del nuovo ospedale, ma la guerra bloccò ogni iniziativa ed in seguito i terreni furono ceduti.
Nel 1916 venne istituito il Consorzio tra gli Ospedali del Friuli per l'acquisto associato di combustibile, medicinali, materiali di medicazione e generi di vittuarie, a causa dei continui aumenti dei prezzi.
Alla fine della guerra l'Ospedale si trovò in condizioni così deplorevoli che il Medico Provinciale ne ventilò più volte la chiusura. Cosicché i servizi furono progressivamente trasferiti presso la vicina Caserma di Artiglieria.
Nel 1932 lo Stato cedette gratuitamente all'Ospedale di Pordenone i terreni (e relativi fabbricati) sui quali si è poi sviluppato l'attuale ospedale.
Nello stesso anno venne adottato il nuovo statuto che, tra l'altro, confermò l'appartenenza dell'Ospedale civile alle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza di prima classe. Lo statuto stabilì, inoltre, che i cinque componenti il Consiglio di Amministrazione fossero nominati dal Podestà ed il Presidente del C.d.A. dal Prefetto della Provincia.
La media giornaliera di presenze era all'epoca di circa 180 unità.
Nel 1933 entrò in funzione il nuovo sanatorio (con 90 degenti) nell'edificio che oggi ospita gran parte degli uffici dell'Azienda Ospedaliera (pad. D), mentre due anni dopo venne attivato il servizio di autoambulanza già svolto dal Comune con due autoambulanze affidate al civico corpo dei pompieri.
Nel 1938 venne, inoltre, realizzata la nuova cucina - dotata di un moderno impianto elettrico in sostituzione di quello a legna e a carbone - nelle ex scuderie già esistenti di fronte all'attuale pad. A.
È in quel periodo che si affermò l'esigenza di "mettere in grado l'Ospedale di curare tutte le malattie, dotandolo di ambulatori per le varie specialità, in attesa di istituire in seguito delle sezioni per le specialità stesse". Già nel '30 erano stati aperti gli ambulatori di Otorinolaringoiatria e di Oculistica e nel '31 quelli di Dermosifilopatia e Pediatria, affidati a specialisti esterni, che, a fronte degli onorari percepiti dai paganti, erano tenuti a curare gratuitamente i malati poveri, sia ambulanti che ricoverati.
Furono poi istituiti i primi reparti di specialità: Pediatria (1932), Ginecologia e Maternità (1937), come sezione annessa alla Divisione di Chirurgia e Otorinolaringoiatria (1942), mentre la Farmacia interna era stata aperta nel '34.
Per tutta la 2^guerra mondiale l'ospedale venne retto da un Commissario Prefettizio, al quale nel maggio del '45 subentrò un Presidente e poi un nuovo Consiglio di Amministrazione.

La Repubblica

Dalla proclamazione della Repubblica e fino alla riforma ospedaliera l'Ospedale continuò ad appartenere alle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza di prima classe e a mantenere la classifica di Ospedale di seconda categoria.
Organizzazione dell'Ospedale nel 1942
Nel 1949 furono approvate le modifiche allo statuto che, tra l'altro, ripristinarono le modalità di elezione dei componenti il consiglio di Amministrazione e del Presidente in vigore prima del '32.
Alle divisioni già esistenti si era, nel frattempo, aggiunta l'Oculistica (1947), mentre nel '55 nacque il Centro sociale per la lotta contro le malattie cardiovascolari ed il reumatismo. Il Centro, fra i primi in Italia, fu voluto dal Prof. Enzo Rizzetto, valente clinico e profondo conoscitore della cardiologia strumentale, che diede vita anche ad un Centro di Cardiochirurgia. Sotto la guida del Prof. Galeno Ceccarelli nella sala operatoria dell'Ospedale di Pordenone furono eseguiti 165 interventi al cuore, arditi e complessi per quei tempi.
Tuttavia, l'evoluzione della tecnologia e l'affinamento delle tecniche costrinsero nel 1963 l'Amministrazione a sospendere l'attività, ormai riservata a Centri di alta specializzazione.
Negli anni sessanta iniziò una fase di grande sviluppo per l'Ospedale, in coincidenza con la crescita industriale della città, che divenne capoluogo di circondario nel 1964 e capoluogo di provincia nel 1968.
Nello stesso anno fu approvata la riforma ospedaliera e l'Ospedale "S. Maria degli Angeli" venne dichiarato ente ospedaliero. Gli organi dell'ente, oltre al Consiglio di Amministrazione composto da nove membri (cinque eletti dal Consiglio provinciale e quattro dal Consiglio Comunale), erano costituiti dal Presidente, dal Collegio dei revisori e dal Consiglio dei sanitari.
Nel periodo 1964-1969 furono attivate ben 16 nuove unità operative tra servizi con degenza, divisioni, servizi di diagnosi e cura e centri per le malattie sociali, a testimonianza sia della relazione con lo sviluppo socio-economico e politico-amministrativo del territorio pordenonese che dell'evoluzione di una medicina sempre più specializzata e tecnologicizzata.
Nel '74 per contenere l'espansione della spesa ospedaliera e l'indebitamento delle mutue furono soppressi gli enti mutualistici e creato il Fondo Nazionale dell'Assistenza Ospedaliera, gestito dalle regioni, aprendo così la strada alla riforma sanitaria del 1978 che istituì il Servizio Sanitario Nazionale e le Unità Sanitarie Locali.
A seguito della riforma gli enti ospedalieri cessarono di esistere come soggetti aventi propria personalità giuridica per diventare strutture delle UU.SS.LL. (1982).
L'Ospedale di Pordenone entrò, quindi, a far parte dei presìdi dell'U.S.L. n. 11 "Pordenonese", alla quale subentrò, per effetto dell'"aziendalizzazione" introdotta dalla successiva riforma del 1992, l'Azienda per i Servizi Sanitari n. 6 "Friuli Occidentale" (1995).

L’assistenza ospedaliera oggi

Nel 1996 l'Ospedale di Pordenone diviene un'azienda autonoma di rilievo regionale, comprendente anche una parte dell'Ospedale di Sacile che eroga, in regime di ricovero (ordinario, day hospital e day surgery) e ambulatoriale, servizi e prestazioni di diagnosi, cura e riabilitazione delle patologie acute che rientrano in tutte le principali specialità, ad eccezione della Cardiochirurgia, della Neurochirurgia e delle Malattie Infettive.

Nel 2015 l'Azienda Ospedaliera "Santa Maria degli Angeli" e l'Azienda per i Servizi Sanitari n. 6 "Friuli Occidentale" diventano Azienda per l'Assistenza Sanitaria n. 5 "Friuli Occidentale", che nel 2020 cambia nome in "Azienda sanitaria Friuli Occidentale". Quest'ultima assicura l'assistenza ospedaliera attraverso i presidi ospedalieri di Pordenone, San Vito e Spilimbergo.